I Climatizzatori d’aria non contribuiscono alla propagazione del virus

I Climatizzatori d’aria non contribuiscono alla propagazione del virus; possono al contrario FAVORIRE LA RIDUZIONE DEL RISCHIO DELLA DIFFUSIONE dello stesso.

La stagione calda è alle porte ed emergono interrogativi sul fatto che un climatizzatore possa contribuire alla propagazione del virus in abitazioni, uffici, negozi: tutto questo sollecitato dalla diffusione da parte dei media di notizie incomplete, generiche, fuorvianti e di non comprovata provenienza.
A questo scopo, AICARR (Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria, Riscaldamento, Refrigerazione), la più autorevole Associazione Culturale Italiana in materia di Climatizzazione, parte attiva della task force Europea REHVA (Federazione che raggruppa tutte le associazioni Europee simili ad AICARR) con rapporti diretti con la Commissione EU e parte del gruppo di lavoro con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha già presentato proprio in questi giorni diverse pubblicazioni che possono tranquillizzare sul rischio che la diffusione del Covid-19 possa essere favorito dagli impianti di climatizzazione: al contrario, per ridurre il rischio di diffusione del Covid-19 bisogna far funzionare gli impianti di climatizzazione, correttamente manutenuti, in modo continuativo: si vedano a tal proposito tutte le pubblicazioni al link: http://www.aicarr.org/Pages/Normative/FOCUS_COVID-19_IT.aspx).
Aicarr nel suo Comunicato del 15 aprile afferma:

“COVID-19: AICARR, IMPIANTI ARIA CONDIZIONATA AIUTANO A RIDURRE RISCHIO DIFFUSIONE

Roma, 15 aprile 2020 – È ben noto che per garantire le condizioni di salubrità degli ambienti chiusi e quindi la salute di chi li occupa è necessario ricambiare l’aria, ventilando. È anche risaputo che non basta aprire le finestre perché l’aria che entra in questo caso non si distribuisce in tutto l’ambiente. È
invece necessario utilizzare gli impianti di condizionamento o climatizzazione usati per il riscaldamento invernale e raffrescamento estivo, che sono in grado non solo di garantire un buon ricambio dell’aria, riducendo la concentrazione degli inquinanti, ma anche di creare le condizioni di comfort termico.
Nella situazione che oggi stiamo vivendo l’uso degli impianti è indispensabile, perché sono l’unica soluzione per diluire la concentrazione del virus negli ambienti chiusi (abitazioni, uffici, negozi, supermarket) e quindi ridurre il rischio di contagio. Basti pensare che all’esterno il rischio di contagio è praticamente nullo se si rispetta il distanziamento sociale.
L’Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria Riscaldamento Refrigerazione (AiCARR), con la sua ex Presidente Francesca Romana d’Ambrosio, ritiene indispensabile una corretta informazione su questo tema. Gli impianti sono utili nella lotta all’epidemia e quindi vanno tenuti accesi.”
Ecco di seguito alcune premesse importanti per fare un po’ di chiarezza sull’argomento sulla base delle pubblicazioni di Aicarr.

1. Il rischio che la propagazione del virus avvenga attraverso le micro-goccioline di acqua emesse da un soggetto contagiato e rimaste sospese nell’aria è davvero
bassissimo, anche in considerazione del concetto di “dose infettante” richiamato spesso dalla Professoressa Ilaria Capua.

2. L’aria esterna è sicuramente la più salubre, poiché se anche contenesse il virus, la sua concentrazione sarebbe così bassa da non poter essere contagioso: un
frequente ricambio di aria con l’esterno è la soluzione suggerita da tutti gli Studi per ridurre al minimo la diffusione del Covid-19, proprio perché nel caso ci fosse il virus in ambiente, l’entrata di aria che ne è priva consentirebbe di ridurne la concentrazione. Il ricambio dell’aria può essere fatto semplicemente aprendo le finestre, oppure, per ottimizzare la diffusione di aria fresca in modo omogeneo in tutto l’ambiente, con la ventilazione meccanica controllata degli impianti centralizzati.

3. Gli impianti centralizzati possono quindi contribuire a ridurre il rischio di diffusione del Covid-19, specie negli ambienti più a rischio, come quelli sanitari, dove ogni zona è dotata di suo ricambio di aria con l’esterno.

4. I canali d’aria degli impianti non possono essere un luogo di proliferazione e quindi di diffusione del virus: il Covid-19, come qualsiasi virus, non può riprodursi nei canali perché, diversamente da un batterio (come invece è la legionella) non vive se non per poco al di fuori del corpo umano e soprattutto non prolifera da solo ad esempio in ambienti umidi.

5. In assenza di contagiati in un ambiente, il virus non può essere presente, quindi l’accensione e l’utilizzo del climatizzatore fisso, in modalità sia freddo che caldo, non può influire sul rischio di contagio.

6. Si raccomanda sempre per tutti gli impianti di climatizzazione, siano essi centralizzati o split domestici, un’accurata, appropriata e costante manutenzione.

7. Nel caso del climatizzatore domestico la frequente pulizia dei filtri è un’operazione raccomandata per garantire una migliore qualità dell’aria sempre.

8. Periodicamente può essere opportuna la sanificazione dello scambiatore d’aria dell’unità interna, a cura però di un professionista.

9. Si raccomanda infine sempre un’adeguata ventilazione dell’ambiente, naturale o tramite ventilazione meccanica controllata.

10. Nel caso di impianti VRF, la chiusura di eventuali serrande di ricircolo rende l’ambiente protetto dal virus.

Gli impianti di climatizzazione, residenziali e commerciali, correttamente manutenuti, non solo non possono essere la causa di diffusione del virus in ambienti
non contaminati, ma possono contribuire alla riduzione del rischio di diffusione del Covid-19. Nelle prossime stagioni estiva e invernale gli impianti dovranno funzionare in modo continuativo proprio per salvaguardare la salute delle persone a casa, al lavoro e nei luoghi pubblici.